‘Patafisica e Platone di Apostolos Apostolou
Nel romanzo di Alfred Jarry, Gesta e opinioni del dottor Faustroll, pubblicato postumo nel 1911, la ‘patafisica (l’apostrofo precedente la parola fu posto da Alfred Jarry con lo scopo di «evitare un facile gioco di parole calembour) è la scienza delle soluzioni immaginarie, che accorda simbolicamente ai lineamenti le proprietà degli oggetti descritti per la loro virtualità. (Il termine pataphysique deriva dal greco ἐπί e μετὰ τὰ ϕυσικά , per indicare la scienza di ciò che si sovrappone alla metafisica). La scienza attuale si fonda sul principio dell’induzione: la maggior parte degli uomini ha visto il più delle volte un fenomeno precedere o seguirne un altro, e ne deduce che sarà sempre così. Innanzi tutto questo non è esatto, il più delle volte dipende da un punto di vista, ed è codificato secondo le comodità, e poi! Invece di enunciare la legge della caduta dei corpi verso un centro, perché non si preferisce la legge dell’ascensione dal vuoto verso una periferia, essendo il vuoto preso quale unità di non-densità, ipotesi molto meno arbitraria che la scelta dell’acqua come unità concreta di densità positiva? Tutto deve confondersi nello sciabordare di sbilenche combinazioni, secondo Baudrillard questo è patafisica. Il mondo nasce dunque da un effetto le cui cause possono essere molteplici, ma non più riconducibili ad un monolitico suono infestante. E il filosofo patafisico può anche tradurre un tragico destino del pensiero, vedendo il tempo come contemporaneo dei simulacri appare come ripetuta eccedenza dei segni che sostano tra il pensiero e l’azione.
Eppure uno dei primi filosofi patafisici era Platone. Sicuramente c’è rapporto tra Platone e patafisica. Platone ha scoperto la crisi logica senza vie di uscita. Il paradossale, l’inverosimile, il gioco linguistico, la caduta del rapporto fra significante e significato, sono territori propri della ‘patafisica, ma anche questi territori ci sono nella filosofia di Platone. Platone pone opzioni a confronto sotto l’ombrello del paradosso, cioè organizza un’ontologia fractal, che si muove negli ossimori e sull’irraggiungibile della ‘patafisica. Platone nella Repubblica scrive: “Un uomo che non è un uomo (un eunuco) tira e non tira (lancia e non colpisce) una pietra che non è una pietra (una pomice) ad un uccello che non è uccello (un pipistrello)”. (Repubblica V479 B-D). La filosofia di Platone è piena in forme di ragionamento capziose e paradossali, come la ‘patafisica. La ‘patafisica si propone come la logica del paradosso e dell’assurdo, una reinvenzione parodistica della scienza e delle leggi, messe alla berlina perché imposte come comandamenti e dogmi inconfutabili dalle formule scientifiche, dalle religioni e dalle istituzioni. Il paradosso è un’opinione contraria alla pubblica opinione, al senso comune, assurda. Il destinatario deve andare oltre il senso e cercare di capire che cosa ci sia scritto. L’ossimoro è come l’antitesi ma senza introduzioni, è l’accostamento di due termini opposti. E ossimori ci sono molti nella “patafisica, e nel pensiero di Platone come la parola “instante” (in greco εξαίφνης) che è una parola acquista questo potere di fascinazione, che diventa medium della realtà pura.
I paradossi nella filosofia di Platone come nella ‘patafisica indicano un segnale potesse riferirsi alla profondità del voler dire, che un segnale potesse scambiarsi per il voler dire. Il mito della caverna di Platone è probabilmente il più conosciuto tra i suoi miti, o se si preferisce, allegorie o metafore. Platone paragona il mondo conoscibile, cioè gli oggetti che osserviamo attorno a noi. In Tutta la vita davanti c’è un richiamo diretto al mito della caverna. Per Mircea Eliade, il mito di caverna, corrisponde nel rituale eleusino soprattutto in cui vi era piena corrispondenza tra la logica simbolica e gli atti concreti dell’iniziazione Alcuni storici interpretano il mito di caverna, con un altro modo e dicono che: “la disposizione quasi circolare della grotta, il suo penetrare sottoterra, l’intrico dei corridoi che ricorda quello delle viscere umane. La caverna svolge, a questo proposito, una funzione analoga a quella della torre e del tempio, in quanto condensatore di forza magica o sovrannaturale, ma nel suo caso si tratta di effluvi tellurici, di forze che emanano dalle stelle intere, e dirette verso queste altre stelle, che bruciano il cuore dell’uomo”. Anche in romanzo di Alfred Jarry (doctor Faustroll) ci sono iconografici precisi. Come per esempio, la Giduglia (vorticosa spirale che rappresenta la pancia di Padre Ubu, detta anche Cornoventre), e l’Asse (il vascello utilizzato dal Dottor Faustroll). Alla fine del mito di caverna abbiamo il rovesciamento sociale e la liberazione. Anche secondo il patafisico paradosso di Padre Ubu abbiamo il rovesciamento: “Non avremo demolito tutto se non demoliremo anche le rovine! Ora, non vedo altro modo se non di equilibrarle una sull’altra e farne una bella fila di costruzioni in perfetto ordine.”
La ‘patafisica, accordandosi perfettamente a tutto ciò, diviene l’unica chiave interpretativa legittima: essa concepisce, si è detto, il mondo come un insieme di casi particolari (eccezioni), per cui in assenza di una regola a cui far riferimento sancisce l’assioma dell’assoluta equivalenza di ogni teoria. Perché questo che esiste oggi è la seduzione della volontà come verità che gioca sull’intuizione di ciò che nell’ altro resta eternamente segreto a lui stesso. Cioè si può non essere più capaci di credere ma credere a colui che crede. Si può non essere più capaci di amare ma amare soltanto colui che ama. Si può non sapere più quel che si vuole, ma volere ciò che qualcun altro vuole. Ancora, se non sussistono verità assolute, ma solo parziali, il reale stesso diventa implausibile: ciò giustifica e anzi favorisce la carica ironica e goliardica, talvolta scurrile, della scienza delle soluzioni immaginarie. Proseguendo lungo la prospettiva dell’implausibilità del reale si finisce per affermare l’indistinguibilità di realtà ed apparenza, ed ecco istituirsi il nesso tra la ‘patafisica e le ricerche sulle immagini di Jean Baudrillard, autore di un Patafisica e arte del vedere (Giunti, 2006). Secondo Baudrillard “la patafisica è la scienza di ciò che si trova oltre la metafisica. […] Essa studia le leggi che governano le eccezioni e spiega un universo supplementare a quello in cui ci troviamo noi; oppure, meno ambiziosamente, descrive un universo che si può vedere – si deve vedere, forse – al posto di quello tradizionale la patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie, che attribuiscono simbolicamente le proprietà degli oggetti, descritti dalla loro virtualità, alle loro caratteristiche”. Come l’universo di Ubu Roi, le gesta e le opinioni del Dottor Faustroll (1969) di Jarry, e altri testi letterari – e anche le spiegazioni più teoretiche della patafisica di Jarry – quello di Baudrillard è un universo totalmente assurdo,e l’’illusione non si oppone alla realtà, dove gli oggetti vanno al di la della fine e comandano in modi misteriosi e dove le persone e gli eventi sono governati da interconnessioni assurde e dalla predestinazione e noi non facciamo altro che riciclare le forme passate è lo specchio della piattezza, del grado zero. In un mondo tutto dedito alla funzionalità e alla efficiency, la Patafisica è l’ultimo pensiero disponibile.
Apostolos Apostolou
Scrittore e Docente di Filosofia