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Le Streghe dell’Addio di Guglielmo Pupo

(A Dante che il 25 marzo mosse i primi passi del suo viaggio nell’oltretomba della “Eterna Commedia” )

 

Appartengono all’autunno e
in inverno sussurrano al vento le cose che abbiamo perso o abbandonato.
Vivono nel silenzio,
ma sanno che il lieve sussurro del mare rammenta al cuore più d’ogni muto stupore.
Appartengono alle tenebre e
son ovunque, intorno a noi.
Anche qui ora, nel luogo in cui dove muto ora giace il mio sospiro.
Nelle gelide notti di plenilunio,
ci osservano fuori i vetri delle finestre, nelle silenti stanze del celato dolore.
Conoscono i nostri segreti e offrono i loro sogni per sottrarci al mistero dell’eternità.
Le senti, puoi anche riconoscere il loro soffio, eppure,
ciò che sappiamo del loro mondo, non è il loro mondo.
Appartengono al creato dell’addio, nessuno le ha mai viste.
In quegli occhi si entra una volta
per non uscir mai più,
ma se accetteremo il loro caos,
la bellezza,
avranno cura di noi.
Per sempre.
Nei momenti d’assenza,
culleranno i nostri ricordi e le paure sepolte nelle terre del buio,
in ognuno di quegli istanti, che si ripeteranno…
all’infinito.
Appartengono al nostro turbamento, sanno che l’oscurità non è solo oscurità,
ma un lieve frammento di conforto e amore.
Non cercano il chiarore, sono tenebra in attesa del chiarore.
Figlie di quel destino di cui nulla sappiamo, non hanno nessuno con cui parlare,
ma sono magia e armonia del nostro cammino.
Mani tese al cielo le streghe ci affidano le loro verità sull’abisso
e rivelano all’anima come separarsi da ciò che più non è.
Presto giungerà l’eterna notte anche per noi,
sarà solo un corto palpito di tempo e perenne oblio.
E quando la fine sarà vicina,
le streghe brilleranno con le stelle nelle volte celesti,
nello splendore della loro ultima latitudine.
E nei fitti silenzi, ai piedi del lugubre abisso,
intoneranno l’antico adagio a cavallo dei venti…
Balsamo o pena,
scoramento o amore,
solitudine o oblio,
la vita o l’aldilà…
Paradiso o Inferno?
GUGLIELMO PUPO

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