“La Promessa di Orfeo”
Rubrica di Poesia diretta da Nino Velotti
10 Febbraio 2019
Luigi Romolo Carrino, la logica del sentimento e il sentimento della logica: il cambio di prospettiva grammaticale in tre liriche dell’autore napoletano.
Narratore poliedrico ma dal forte tratto distintivo, Luigi Romolo Carrino nel suo scrivere in versi si caratterizza per un massiccio utilizzo di anacoluti e per la ricerca di un nuovo senso poetico attraverso il ribaltamento del consueto ordine sintattico e grammaticale. Ciò che è intransitivo diviene in transito e la lingua diventa un corpo martoriato che esprime il sentimento dell’autore in un rapporto logico altro, il quale ineluttabilmente relativizza, relativamente rende ineluttabile il proprio sentire, il sentimento soggettivo dell’oggetto esterno a sé che diventa sentimento oggettivo introiettato. Sentimento d’amore mai appagato e di dolore schizofrenico e al contempo statico, in un desiderio di felicità forse incontrata, non riconosciuta.
Salmo dell’estate che vinse gli amanti
Tra le onde del fare e disfare
gli amanti distrussero il sonno
sul niente andare de la estate che tornava
per addormentarli tra le chele di un granchio
e ne la conchiglia.
E su le rive del male
a uno dei due
girato di spalle certo che no
per nulla tornare nulla soccombere
promise la tiepida notte al tramonto
le ime ninfomanie
dischiuse a le stelle compulsive e disagiate
del dieci agosto di ogni mare e scintillìo.
A uno dei due
,nudo e speciale il mare della estate che venne,
venne e suonò la bella morte a mezz’amore
tra gli occhi chiari su per l’inganno
l’inganno innocente del venne l’estate.
Poi s’indivise il certo nulla e poi matto uno
a mortificare gli amanti con l’aria
nell’altro
o
l’altro alla mano
,al pezzo di schiena scioccato disse,
disse a un tratto: “non ti conosco, non so se sei forte”.
E venne l’estate. A uccidere il sogno agli amanti.
Gli amati gli amanti di un giorno venne l’estate
e li ammazzò come due cuccioli superflui e uno
guardava il tramonto scodinzolando
con le zampe impalate nel cuore e l’altro
un rantolo dedicò all’ultimo quarto di sole
e poi, l’amore.
(da TempoSanto – Liturgia della Memoria, Liberodiscrivere 2006)
Io dico il sangue
Io dissi il sangue che mi fugge,
pronunciava a fiotti da sopra il costato.
Diventai una legge naturale,
il suono di una cosa piccola sulla Terra,
il taglio stesso della bocca mentre
poi il giorno,
le ferite mi trascorrevano sottovoce e
e di me fecero un fatto vivo.
Poi un giorno,
con un poco di bene
le cicatrici smisero di guarirmi il tempo
– tutta l’ora del tempo si fece una –
fino a fare di me
una definitiva parte della Quiete.
Io dico il sangue che posso.
L’avevo rappreso tutto
– tutto quanto –
nella tua promessa che non mi ha mantenuto.
(da Certi Ragazzi, Liberodiscrivere 2011)
Fragile
Non c’è lingua che non parli la tua mia.
I mai d’ossa viene la vita a farci
– fragile per disfarci l’aleph –
farci suono di baci epilettici sulla bocca.
So della faccia che fui e mi taccio,
così mi faccio del tuo come che sei.
E viene da sotto, e niente ci capisce,
verisce la ferità, guarisce il mezzo altro tu.
Tu sei quello che non mi sono stato mai.
Noi ci conosciamo così molto di Noi,
sappiamo poco di quel tutto tanto
che ci fece gli occhi di metà arrugginiti
e feroci, tanto andavamo via, che dimenticammo.
(da Certi Ragazzi, Liberodiscrivere 2011)
Luigi Romolo Carrino nasce a Napoli nel ’68. È laureato in Informatica. Ha esordito in narrativa con due racconti in Men on Men 5 (Mondadori, 2006). Ha pubblicato tre libri di poesia, la raccolta di racconti Istruzioni per un addio (Azimut, 2010), il reportage A Neopoli nisciuno è neo (Laterza, 2012) e ha scritto per il teatro, la tv, la radio. Ha pubblicato i romanzi Acqua Storta (Meridiano Zero, 2008; anche in edizione speciale con allegato CD del recital, La versione dell’acqua), Pozzoromolo (Meridiano Zero, 2009; selezione Premio Strega), Esercizi sulla madre (Perdisa Pop, 2012; selezione Premio Strega), Il Pallonaro (goWare, 2013), La buona legge di Mariasole (Edizioni E/O, 2015), Alcuni avranno il mio perdono (Edizioni E/O, 2017).
Editor, ghostwriter, dirige la collana LGBT Pesci Rossi per la goWare e da poco ha avviato la Kipling, agenzia di servizi editoriali, con Fiammetta Bianchi e Simona Teodori.
Le immagini sono di Veronica Vecchione, fotosegnicopie su tele.
8 Ottobre 2018
La poesia jazz e l’action painting lirico di Rita Pacilio: tre testi inediti
Personalità poliedrica e trasversale, poetessa, sociologa e anche cantante jazz, il “poetare” di Rita Pacilio è l’originale risultato di un alternarsi tra stato cosciente e stato incosciente nell’investigare lo stato delle cose, soprattutto sentimentali, in una sorta di scat e di action painting lirico.
Alfredo Troise, “Senza titolo”, acrilico su tela
*
Non ha potuto portare via niente
nemmeno il nome lasciato sul letto
se fianco o spalla
non resterà molto del suo orecchio
grande, del naso, l’attesa prolungata
quando ama, ama tutti
anche se stesso
quando odia , odia l’abbandono
la prima riga del giornale di oggi
se rivoluzione o saggezza
non ha portato niente da questa parte
mentre fiori d’arancio piegano saluti
affettuosi e cubetti di ghiaccio brindano in aria
se aria o fame
senza la memoria lunga la moglie pensò
niente va bene, niente è come prima
non ha portato via niente
la gabbia intorno al letto è rimasta intatta
tutti dormono
se muscolo o cuore
alza la valigia dal marciapiede e fissa la paura
dalla porta vuota
la mano diventa grande il doppio
e dentro stringe lo sconforto, il torto.
*
Dagli occhiali svaporo il declino
quella strana sensazione di essere
alla fermata. Non posso farci niente
se la gelata di febbraio permane sulla fronte.
Quale padre o quale madre.
L’hai riconosciuta dalle mani
aperte al vento
e ti sei fatto orizzonte stando a guardare
il fumo inclinato delicatamente in avanti.
*
Come noi, i pomeriggi di marzo assottigliano
mascelle sbadigliando le occasioni da seguire.
Continuiamo a non saperci dire che ci amiamo.
Nessuno, te compreso, ha visto in controluce
la combinazione per consolare le cellule perse
tra un atto e l’aria blu. Le parole, una dopo l’altra
mentre spaiamo calzini e prudenti teorie.
Se unissimo i punti
troveremmo l’infinito lasciato incompiuto
il bacio a tradurre il reale e l’altra faccia.
Rita Pacilio (Benevento 1963) è poeta, scrittrice, collaboratrice editoriale, sociologa, mediatrice familiare, si occupa di poesia, di critica letteraria, di metateatro, di letteratura per l’infanzia e di vocal jazz. Curatrice di lavori antologici, editing, lettura/valutazione testi poetici e brevi saggi, dirige per La Vita Felice la sezione ‘Opera prima’. Direttrice del marchio Editoriale RPlibri è Presidente dell’Associazione Arte e Saperi. Ha ideato e coordina il Festival della Poesia nella Cortesia di San Giorgio del Sannio. Sue recenti pubblicazioni di poesia: Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice 2012) risultato vincitore di numerosi Premi, tra cui Laurentum 2013, è stato tradotto in francese Les imparfaits sont des gens bizarres, (L’Harmattan, 2016 Traduction en français par Giovanni Dotoli et Françoise Lenoir) e per Uet Tunisi la traduzione in lingua araba (a cura del Prof. Othman Ben Taleb), Quel grido raggrumato (La Vita Felice 2014), Il suono per obbedienza – poesie sul jazz (Marco Saya Edizioni 2015), Prima di andare (La Vita Felice, 2016). Per la narrativa: Non camminare scalzo (Edilet Edilazio Letteraria, 2011). La principessa con i baffi (Scuderi Edizioni, 2015) è la sua fiaba per bambini; Cantami una filastrocca è un quaderno operativo per la Scuola dell’Infanzia (RPlibri, 2018). È stata tradotta in greco, in romeno, in francese, in arabo, in inglese, in spagnolo, in catalano, in napoletano. A marzo 2018 la pubblicazione dei racconti in prosa poetica: ‘L’amore casomai’.
19 Settembre 2018
Raffaele Piazza: l’adolescenza eterna e lo specchio dell’inquietudine. Quattro liriche inedite.
Raffaele Piazza, noto poeta napoletano in attività da un quarto di secolo, si caratterizza per la sensualità quasi adolescenziale del suo discorso poetico, che spesso rasenta il misticismo e raggiunge una dimensione prelogica, e per il suo lirismo autentico in cui convivono ossessioni e salvezza.
“Covante Covato Coverete”, inchiostro su carta di Simona Mostrato
Mirta Amica
Se sul farsi della tela
della sera firmamento
infiorato da stelle margherite
ti penso succede ancora
di fotocopiare la felicità
di quando dividemmo
l’innocenza di un gelato
per rinfrescarci le anime.
E la fotocopia può essere
più bella della vita
prima del tuo suicidio,
Mirta, ragazzina di 44
anni dai molti amanti
se tocco il pacchetto
che mi desti, reliquia,
anche se non sei Santa
Mirta (che non esiste
e ti festeggiavano a
Ognissanti). Hai spezzato
me stesso mio col tuo
ammazzarti e ora ti
penso e il pacchetto che
toccasti osservo e mi
pare di rivedere la scena
alla villa quando volesti
€ 5 per avermelo comprato
e me lo desti. Attimi fiorevoli
e tutta prosegue la vita.
Mirta ancora vicina
Anima di luna, tu Mirta
nelle cose aurorali ancora
mi parli e mi dici di non
avere paura. Abbiamo attraversato
il sentiero azzurro della vita
la tua villa faro per me
per la nostra connivenza.
Sei volata via dal terzo
piano della Reggia e hai
aperto in me la ferita.
Ora passano i giorni
senza te e non si ricompone
l’affresco del tempo che nelle
nostre risate si fermava
nella gioia.
Grazie per avermi dettato
questa poesia.
Mirta dopo quasi un anno
Amicizia fiore raro hai ancora
per me dall’oltrecielo ora che
non sei più carne ma solo anima.
Il tuo suicidio mi turba e il giorno
prima ridevi come una donna
ma eri infelice. Poco rimane,
la rivista con la tua grafia bella
e il pacchetto da te toccato
nel cassetto ma, Mirta, ti sento
ancora viva mentre scrivo
e affido al mare del web il messaggio
per te ti voglio bene.
Mirta nel mio specchio
Sei nel mio specchio, Mirta,
campiti i nostri volti
nel vetro che pare infinito.
Ti sei uccisa, Mirta, e non
ci credo e invece è lutto
per la bandiera della mia
vita. Abbiamo mangiato
insieme al ristorante
dei vivi e mi parlavi di
Anne Saxton anche lei
suicida. Dicevi la vita
è bruttissima come una
bambina di 44 anni, Mirta,
donna dei boschi e prigioniera
del tuo film.
Raffaele Piazza- Napoli 22/12/1963- Ha pubblicato Luoghi visibili (1993) – La sete della favola (1996,) Sul bordo della rosa (1998), Del sognato (2009) e Alessia, 2014. Ha riportato numerosi premi, per l’edito e l’inedito, in concorsi di poesia (tra i quali la finale al “Lerici Golfo dei poeti”, opera prima, 1993, il terzo posto al “Premio Mazza”,1996 e la finale al “Gozzano”, 1998) È redattore di Vico Acitillo 124 Poetry Wave. Ha scritto sui Blog Poetry Dream, Rossoveneziano, Bibbia d’asfalto e La Recerche. È collaboratore esterno de “Il Mattino” di Napoli alla cultura. Ha vinto nel 2014 il primo premio al “Premio Michele Sovente” per l’inedito e nel 2016 il “Premio Tullio” la con la raccolta Alessia. Ha curato per Fermenti Editrice le antologie Parole in circuito (2010) e Inquiete indolenze (2017). Ha pubblicato poesie, saggi e recensioni su varie riviste tra le quali “Anterem”, “Gradiva” e “Fermenti”.
18 Luglio 2018
L’espressionismo e il sacro: cinque testi inediti di Prisco De Vivo
Pittore, scultore e anche poeta, artista multimediale in attività da circa tre decenni, Prisco De Vivo si caratterizza per il taglio neoespressionistico della sua opera e per il suo esistenzialismo trascendente, una ricerca di assoluto sinestetico attraverso colori e parole. Nel corso degli anni ha schiarito i toni della sua tavolozza ed il suo urlo munchiano è divenuto una sorta di canto bizantino, che evoca bellezza perduta e comunica nostalgia del sacro.
COLETTE
(a Felice Carmine Simonetti)
Osservo la bruna foto di Colette.
Mi ricordo di 3.000
stelle luccicanti
e dei suoi occhi.
Da ieri ad oggi
liquide strade di sempre
ci conducono
nel cuore delle incertezze.
Colette,
severa maliziosa puttana,
ti incontro sempre di notte
nello stesso inconfondibile bar.
Cara e Felice,
L’abissale poeta col suo doppio.
GLI OCCHI DEL CUORE
(a Lucia Dell’Anno)
Dedico le mie fragili parole
agli occhi
di chi conosce veramente il cuore
degli uomini,
alle sue pulite e dolci lacrime
sversate agli asfalti.
Il mio occhio pensa a te,
al suono dei tuoi stenti,
alle tue privazioni.
Ti penso ridente e sofferta,
quando cammino sulle spiagge
e recupero conchiglie sfrangiate
che stringo nel pugno delle mani.
Penso alla stazione fantasma
del paese di mia madre,
a quel treno che non passa mai,
ai cespugli sulle rotaie,
a quel puzzo intenso di pneumatici,
che comunque ti appartiene.
CUCIREI LE MIE MANI AI TUOI OCCHI
(a Nunzia)
L’iride nasconde
tutti i colori dell’abisso.
Il giallo delle margherite.
il rosso delle steppe
e l’indaco che brucia
nel fondo della tua bocca.
Per dare voce
alla tua dolce malinconia
cucirei le mie mani ai tuoi occhi.
LIETA PRIMAVERA
(a Remo Pagnanelli)
Il sangue del gallo
cola copioso
sulla veste monocroma
di fiori svescicati.
L’anima d’amore
di memoria familiare
ritorna nello stomaco
del mio piccolo cane.
Tappeto di carne e peli
che s’infeltrisce
al sole e alla sua erba spocchiosa.
Il vento
è una carezza tiepida
di lanugine,
rinfrange sui miei occhi arrossati.
Lieta primavera,
quella spenta nell’odore
dei colori,
quella spenta dell’amico Remo,
quello mai conosciuto.
Il suo ricordo
si pasce attraverso racconti
di amici poeti,
si dice che con lui sia vissuto
“il senso dell’inappartenenza
ai fiori”, alla carne,
ad una vita infarcita
di delirio.
1 Maggio 2004
TERESA
(a S. Teresa d’Avila)
“Teresa,
il tuo sguardo
è una lunga piega
che scompagina
il manto dell’esistenza.”
Silenzioso,
con talloni squamati,
resterò
nell’auto della genesi;
accoccolato
a lunghe sensazioni inanimate.
Il mio parlare
affetta come lama,
il tuo pensare,
tutto si avvicenda
a quello che l’occhio sorpassa veloce.
“Divenire o viaggiare?”
L’autostrada
a noi
rimane infinita ed eterna.
12 Febbraio 2004
Prisco De Vivo, nato a San Giuseppe Vesuviano (Na) nel 1971, vive in provincia di Avellino; è pittore, scultore e si occupa anche di poesia.
Dal 1990 ad oggi ha partecipato a varie attività artistiche ed ha tenuto numerose esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero.
Si è interessato di filosofia, teatro e cinema.
Ha collaborato a diverse riviste di arte e letteratura, cartacee e on-line. È stato presente a mostre di poesia visiva e recital poetici, con noti personaggi della cultura e dello spettacolo.
Le sue opere sono conservate in collezioni pubbliche e private.
Ha pubblicato le raccolte poetiche: “Dell’amore del sangue e del ricordo” (Selezione Premio “Pascoli” 2005), Il Laboratorio/Le Edizioni, Napoli, 2004; “Dalla penultima soglia”, Marcus Edizioni, 2008.
Sempre per Il Laboratorio/Le Edizioni ha pubblicato “Segni e parole” (In una notte oscura e uggiosa) lavoro di poesia/immagini a quattro mani con Raffaele Piazza, Napoli, 2006; “L’oscuro fiore dell’arte” (conversazioni con Enzo Rega e Pasquale Gerardo Santella), Napoli 2007; “Ad Auschwitz”, Napoli 2009.
Sempre nello stesso anno 2009 ha ricevuto per la raccolta “Il lume della follia” il Premio “Minturnae” per l’inedito.
Le sue liriche sono state inserite in diverse antologie.
Di prossima pubblicazione la raccolta di poesie ed immagini dal titolo “Ritratti dall’Anima”.
______________________________________________________________________________________
9 Luglio 2018
Astrazione materica ed illusionismo poetico: tre liriche e una poesia visiva di Marisa Papa Ruggiero
Raffinata artista verbo-visuale napoletana in attività da molti anni, si distingue per la fantasia e l’eleganza concettuale del suo gioco poetico.
Il ponte
È un grumo di corde e canne
sospeso tra due istanti
il colore esatto della mano
che lo traccia
la cui materia ha
una fisiologia astrale
la stessa di questa
fame
estratta viva dal corpo
nel punto ad x delle correnti
che nel gorgo mi specchia
e t’invio da qui
un sms puoi vedermi
il ragno il grillo campestre sulla spalla
un girevole sole sulla testa
nell’aria secca di strida d’ali
e di naufragi
da qui che seguo
come oca selvatica
la migrazione del mio corpo
altrove
io che perdo sostanza ad ogni passo
ma pompo ossigeno nel
disegno avanzante
che ha forma di ponte
Se il libro è un campo…
Se il libro è un campo
di mine scoperchiato in asse
col mio corpo, se
ogni sillaba
annaspa stranita ai vetri
e lingue di pioggia danzano
in concerto con il fuoco,
se il camino notturno ringhia
tra le ombre che s’attorcono di fianco
e il silenzio si fa ventriloquo
all’ultimo rintocco, la stanza prende
un’inclinazione sghemba
dentro un altro battito ed è allora
che il libro trova una via d’uscita
e gli oggetti sui piani rompono le righe
e tutto trova posto scodinzolando in corsa
nella borsa del mago che infine
scivola nella crepa del muro
e l’abat-jour si arrende al sonno
e la bufera esce dalla pagina
e il libro smette di leggermi
Figurine in punta di grafite
Se ancor prima, se adesso,
mi sorprende la stretta ai polsi
del colore dell’iris, del rododendro squillante
sfuggito alle misure
– la stretta che conosco –
che mi torce la veste ai fianchi
ed ogni vena è un colore indocile
che trapassa i vetri
e fa saltare ridendo occhielli e lampo
con tutti i tentacoli che ha
e i seni radiosi guizzano
come ombrine sott’acqua,
sarà bello vedere l’ago magnetico
mancare un battito
qui dove siamo,
in questo paesino di suoni
sulla scala infinita di Escher
quasi senza saperlo, ancora.
Tra righe aperte
Così a distanza
ci guardano le cose
in dialogo emorragico tra righe aperte
mentre interrogo e interrogo
l’ombra di te
indicibile
in un palindromo stellare
svariando dribblando
tregue eretiche
ustionate sottolingua
al ritmo sordo di una
litania metafisica
strappata al suono d’un satiro
nel bosco dipinto.
Scrittrice, artista verbo-visuale, vive a Napoli. Ha pubblicato una decina di libri di poesia, in prosa e alcune edizioni d’arte. Tra i titoli più recenti: Le verità bugiarde, 2009; Passaggi di confine, 2011; Di volo e di lava, 2013, ed. Puntoacapo; Jochanaan, 2015, ed. Ladolfi; Un intenso venire, 2017, ed. Passigli; Se questo è il gioco, 2018, ed. Eureka. Collabora con interventi critici in riviste, in rassegne d’arte, in siti web. Suoi testi poetici sono stati rappresentati come eventi scenici in siti archeologici in Campania e in Sicilia. É tra i fondatori di alcune riviste letterarie, tra cui Levania, edita a Napoli. e mail: m.paparuggiero@gmail.com
____________________________________________________________________________________________
3 Luglio 2018
Sensualità e assenza, tre poesie di Antonio Spagnuolo
Storico poeta napoletano, Antonio Spagnuolo da toni piu sperimentali e neoavanguardistici (esemplare il volumetto de “Le stanze” del 1983) è passato a recuperare la tradizione novecentesca in una sorta di neoermetismo caratterizzato da una cifra stilistica e semantica pienamente riconoscibile, in bilico tra sensualità e assenza.
Tre liriche di Antonio Spagnuolo
“Una strega”
Con gli occhi fissi nel cupo sortilegio
una strega mi affascina , nel silenzio
di queste mura ormai ridotte al nudo.
Ha scomode parole nel corpo lacerato
da pensieri incompiuti , quasi incerto ,
e grida all’improvviso al mio pallore
la selvaggia disfonia dell’eternità.
Senza storia il cuscino profumato
inghiotte il tremore delle mani,
oltre ogni promessa , e l’infinito
si aggira contro il tempo , per carezze
della tua pelle delicata nell’incisione del bianco.
Un sottile giogo contorce le mie membra,
quando ritorna primavera inaspettata,
e mi perdo nelle armonie del cielo
per rincorrere il segno delle luci.
Le mani in sospensioni cercano quiete
nel tempio dell’umido tuo seno.
L’orizzonte marino ha il luccichio
di risacche, quasi un graffio allo schermo
che ripete memorie e dispetti .
Il tuo dire erano sillabe d’oro,
appuntamenti con il vortice scatenato
della gioventù .
**
“Sesso”
Il suo raggio desiderato era di crine
brillato per me nel crepuscolo,
al confine delle cosce , carne rosata ,
perché legata al ramo come silfide.
La notte pronta al richiamo del sesso
turgido sino al culmine del volo
invoca parole sussurrate
nel luccichio di stelle che primavera adorna.
Sei nuda e tormentata tra le coltri
perché le dita sfiorano le labbra
a cesellare il bacio che scoppia nella nebbia.
L’oblio dei sogni scende lentamente
e tu sei schiava nel segreto porgere
il ventre profumato.
Batte il sangue alle tempie e luccichio
incessante ha fragranze di rose
per me che sono a correre in segreto.
**
“Sogni”
Inghiottiti dal sogno scopriremo l’abisso
che ritorna alle cosce , all’orecchio , alle unghie,
all’insaputa meraviglia della carne.
Tu hai fornace che assorbe al primo colpo
per impazzire anche quando sono ancora
distillato nel diafano narrare delle sillabe.
Di te mi parla il fantasma
che capovolge anche il tempo
e grida al clavicembalo antichi torpori
nell’anonima nebbia di un fragile pretesto.
Inventammo la luna nelle stagioni stranite,
guadagnammo gli specchi
per riflettere il nudo del tuo corpo
e imprigionare i capelli tra i pensieri in fuga.
Filigrana e tremore hanno la sospensione
di mani sempre in cerca dell’umore,
che sconfigge il riverbero dell’impazienza
nell’avida attesa del tuo grembo.
*
ANTONIO SPAGNUOLO
*
Antonio Spagnuolo è nato a Napoli il 21 luglio 1931. Ha fondato e diretto negli anni 80 la rivista “Prospettive culturali” , alla quale hanno collaborato firme autorevoli . Ha fondato e diretto la collana “L’assedio della poesia”, dal 1991 al 2006. pubblicando autori di interesse nazionale come Gilberto Finzi , Gio Ferri , Giorgio Bàrberi Squarotti , Massimo Pamio , Ettore Bonessio di Terzet, Giliano Manacorda , Alberto Cappi , Dante Maffia e altri . Presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali , inserito in molte antologie ,collabora a periodici e riviste di varia cultura – Attualmente dirige la collana “le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna ”poetrydream” in internet ( http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com ).
Nel volume “Ritmi del lontano presente” Massimo Pamio prende in esame le sue opere edite tra il 1974 e il 1990 .
Plinio Perilli con il saggio “Come l’ombra di una nuvola sull’acqua” (Ed. Kairòs 2007) rivisita gli ultimi volumi pubblicati fra il 2001 e il 2007. Ha pubblicato numerosi volumi di poesia , quasi tutti premiati. –Fra le ultime segnalazioni: Menzione speciale al premio “Aoros 2017” – Lauro d’oro alla carriera “Premio città di Conza 2017” , premio “Libero de Libero 2017” – Premio “Le nuvole Bertrand Russell 2017”—-Tradotto in francese , inglese , greco moderno , iugoslavo , spagnolo, rumeno .